martedì 5 giugno 2012

L'ECO DEL NYT #7 - Hilary Mantel e William Boyd




Alcuni libri si apprezzano mentre li si legge cogliendo appieno l'impatto che hanno su di noi. Altre volte invece, succede che si apprezza molto il romanzo in cui ci si immerge, ma è solo successivamente, a distanza di tempo, che ci si accorge di quanto ci sono piaciuti veramente.
Volumi o autori che all'inizio ci avevano entusiasmato finiscono per sbiadire nella memoria, o per perdere comunque la loro potenza con l'andare dei giorni, dei mesi, degli anni, e libri che ci erano piaciuti ma non ci avevano sconvolto la vita, continuano a crescere e a moltiplicare la loro eco diventando sempre più potenti con il tempo. Mentre si sedimentano, crescono, mettono radici, ci continuano a parlare, a risuonare nei pensieri, ad aprirci scorci, ricordi, immagini, sensazioni. 

Per me "Wolf Hall" di Hilary Mantel appartiene a questa seconda categoria. E così, contrariamente a quanto mi sarei aspettata un paio di anni fa, ora non vedo l'ora di leggere "Bring up the bodies", il seguito ideale (e reale) del romanzo precedente. Sento che mi chiama, perché il precedente è stato una vera valanga: partito da una manciata di emozioni e pensieri, ha preso corpo poco a poco e mi ha travolto. Come resistere ora che anche la rivista dei libri del NYT ne parla in questi termini?

Ugualmente interessante pare essere la nuova fatica di William Boyd, di cui tuttavia ho ancora in arretrato il suo celeberrimo "Ogni cuore umano". "Waiting for sunrise" dovrà quindi aspettare per me, mettendosi diligentemente in fila in attesa non solo dell'alba, ma anche del mio ordine di lettura.

E voi? Avete già letto questi autori? Che impressione ne avete? Riuscirete a resistere?

Per chi fosse interessato ad approfondire ulteriormente, ecco i link agli articoli citati:


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